Ascoli, Zanetti: “Qui faccio un calcio dinamico. La società è cresciuta tanto negli anni”
ZANETTI ASCOLI – Paolo Zanetti, tecnico debuttante in B, alla guida dell’Ascoli capolista, si è raccontato alle colonne della Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole: «Credo nel lavoro. E con i sacrifici devi sperare che il destino venga dalla tua parte. Ascoli come il mio Empoli del 2005? Parallelo interessante. Non dipende solo […]
ZANETTI ASCOLI – Paolo Zanetti, tecnico debuttante in B, alla guida dell’Ascoli capolista, si è raccontato alle colonne della Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole:
«Credo nel lavoro. E con i sacrifici devi sperare che il destino venga dalla tua parte. Ascoli come il mio Empoli del 2005? Parallelo interessante. Non dipende solo dal destino, comunque sognare è gratis: noi di certo restiamo umili. Come ha ritrovato l’Ascoli 12 anni dopo? Città sempre bellissima. Società nuova e cresciuta tanto, vedi il centro sportivo che 12 anni fa non c’era. E poi i tifosi, che sono sempre caldi. I risultati che stiamo ottenendo sono sudati ma meritati. La B è tosta: in certi momenti bisogna tenere botta, in altri abbiamo la prepotenza giusta per segnare tanti gol. Lei è appassionato di auto: a quale corrisponde il suo Ascoli? Una muscle car, con tanti cavalli ma non ancora di lusso: direi una Mustang. Ventura, se la Salernitana avesse vinto, sarebbe in vetta con lei. Il più giovane e il più anziano. Gian Piero è bravissimo. Ho fatto un ritiro con lui al Toro. Io ero il più giovane già in C, sono abituato: devo imparare ma mi so prendere le responsabilità. Come spiega il suo successo? Ho smesso a 32 anni, ero alla Reggiana, avevo problemi al ginocchio e mi sentivo un peso. Così ho deciso di investire su me stesso e di lanciarmi, ho fatto la gavetta accanto a Colombo e sono partito: scelta che sta pagando. L’obiettivo sono i play-off e dobbiamo restare lucidi, senza perdere di vista la nostra dimensione. Ho avuto tanti allenatori, ben 26. Mario Somma mi ha insegnato tanto. Non sono legato a un modulo: bisogna saperli allenare tutti, la differenza è in difesa. Qui faccio un calcio dinamico, non attacchiamo o difendiamo mai alla stessa maniera. Scamacca, Da Cruz, Chaija, Gravillon, Ferigra: meglio un giovane di qualità che un esperto demotivato. Oltre ai risultati lanciare qualche giovane è molto gratificante. Il tifo per il Milan e la stima per il suo attuale tecnico. Stimo molto Giampaolo. Mi voleva all’Ascoli, quando sono arrivato era appena andato via. Un maestro. Qui è un idolo, lo seguo tanto: ha avuto successo ovunque, l’avrà anche nel Milan. Non sono un integralista, non credo nel possesso palla a tutti i costi, non dobbiamo fare il City. Giocare bene piace a tutti, ma il gioco deve andare di pari passo con il risultato. Panchina d’oro in C? Grande gioia, perché votano i colleghi. Chi meglio di loro può giudicare? Sono stato il più giovane della storia. Non me l’aspettavo, quando mi hanno chiamato (al momento dell’annuncio era nel parcheggio a chiacchierare) pensavo ad uno scherzo».