Spezia, Erlic: “Il gruppo è unito. Serie A? Sappiamo di essere un’ottima squadra, vediamo cosa succede”
ERLIC SPEZIA – Martin Erlic, difensore attualmente in forza allo Spezia, è stato il protagonista di una gradevole conversazione con Riccardo Mancini, telecronista di DAZN, nel corso di “B at Home“, rubrica ideata da quest’ultimo. Dopo aver raccontato la propria routine in questa complicata fase storica, Martin ha regalato un sorriso raccontando gli scherzi subiti […]
ERLIC SPEZIA – Martin Erlic, difensore attualmente in forza allo Spezia, è stato il protagonista di una gradevole conversazione con Riccardo Mancini, telecronista di DAZN, nel corso di “B at Home“, rubrica ideata da quest’ultimo. Dopo aver raccontato la propria routine in questa complicata fase storica, Martin ha regalato un sorriso raccontando gli scherzi subiti da Giulio Maggiore e dai gemelli Matteo e Federico Ricci: “Sanno che sono permaloso e, dunque, ogni giorno c’è qualcuno che mi rompe le scatole. È comunque una cosa bella, tra di noi ridiamo e scherziamo, il gruppo è unito. Sto tutti i giorni con i fratelli Ricci, Matteo mi dice che sono il suo pupillo perché giochiamo insieme dall’anno scorso. Anche Capradossi è sempre con noi. Siamo un quartetto molto affiatato“.
Simpatico l’aneddoto sul primo giorno a La Spezia: “Dovevo firmare un contratto con il mio procuratore a Milano, ma avevo tutto il materiale con me perché il giorno dopo dovevo andare a La Spezia. Ho lasciato una valigia dietro il mio sedile, proprio perché dovevo partire all’indomani. Ero sereno, sono andato a letto, ma il giorno dopo mi sono svegliato e trovato il vetro dell’auto rotto. Mi avevano rubato tutto. Sono andato dalle forze dell’ordine a denunciare, ma ovviamente non ritrovai nulla. Arrivato a La Spezia il nostro Team Manager mi fece aggiustare tutto da un suo amico. Un mese dopo subii un infortunio, una vera maledizione. All’inizio di questa stagione non giocavo perché magari il mister mi vedeva indietro ma mi diceva che il mio momento sarebbe arrivato. Così è stato, mi sono fatto trovare pronto. Contro il Frosinone è stata la mia prima partita, abbiamo vinto e da lì è iniziato un percorso soddisfacente, sia sotto il lato personale che collettivo. Serie A? Ogni tanto ne parliamo nello spogliatoio, abbiamo un’ottima squadra e sappiamo che stiamo disputando un grande campionato. Siamo lì, vediamo che succede. Il mister è un martello pneumatico.
Riprendere il campionato? È più importante la salute, poi è chiaro che è stato complicato abbandonare la routine che ci caratterizza, dunque speriamo di ripartire. La mia famiglia? Vivere lontano da casa non è mai stato un problema perché ho sempre avuto chiaro in mente cosa volessi. Questo, però, è un periodo particolare, dunque penso particolarmente a quando li rivedrò. Ci sentiamo ogni giorno. Credo che mio padre senta ancora il periodo della guerra, vedo in lui ripercussioni di quella fase. Non vuole parlarne e allora evito di fare troppe domande.
Il mio idolo da bambino? Cristiano Ronaldo, seppur non abbia mai giocato nel suo ruolo. Mi ha sempre colpito la sua velocità e la sua facilità di trovare la via del gol. Sono partito come difensore, poi ho giocato mediano, poi mezzala e un paio di partite esterno destro, segnando, tra l’altro. Avevo quattordici anni. In un anno sono cresciuto tredici centimetri, ho avuto problemi all’anca e sono stato fermo diversi mesi. Sono diventato difensore centrale dopo aver lasciato la Dinamo Zagabria.
Mi piace molto Chiellini, è uno dei migliori al mondo quando bisogna difendere in area. Apprezzo notevolmente anche Lovren, che ha avuto una grandissima carriera ed è un difensore moderno. Ritengo possa fare bene nel calcio italiano, è un calciatore grintoso, ha un grandissimo fisico e buona tecnica. Giocare in Serie A non è facile, soprattutto per chi gioca nel nostro ruolo.
Paolo Cannavaro per me è stato davvero speciale, è una persona umile. Quando giocavo con lui in coppia mi dava tanti consigli. Indosso il numero 28 dall’esperienza al Sudtirol in suo onore”.