Entella, Gozzi: “Diamo merito a Gravina: se non si paga la fiscalità fino a giugno è una sua vittoria”
GOZZI INTERVISTA – Il patron dell’Entella Antonio Gozzi è stato intervistato nell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport. Diversi gli argomenti toccati dal numero uno ligure, di seguito uno stralcio della sua intervista partendo con una riflessione sull’industria calcio: “Questa crisi picchia su un soggetto già malato. Il calcio è la terza industria del Paese, ma […]
GOZZI INTERVISTA – Il patron dell’Entella Antonio Gozzi è stato intervistato nell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport. Diversi gli argomenti toccati dal numero uno ligure, di seguito uno stralcio della sua intervista partendo con una riflessione sull’industria calcio: “Questa crisi picchia su un soggetto già malato. Il calcio è la terza industria del Paese, ma è sistematicamente in perdita, non esiste. Alla lunga si fallisce. – continua – Soprattutto dalla B in giù. O ci diamo una regolata o è dura. Credo che l’ultima assemblea di B sia stata una pietra miliare: è necessario rendere sostenibile questa attività, altrimenti molti imprenditori seri non se ne occuperemo più e si darà campo agli avventurieri. Con gli operai in cassa integrazione non potremo più mettere nostre risorse. Bisogna avere costi uguali ai ricavi.”
Sulle perdite: “La stagione scorsa più di 90 milioni. Non è possibile. Chi ce li mette tutti quei soldi? E questo stop costa quasi 3 milioni di euro in media a club.”
Gli viene, poi, chiesto se ritiene utile l’ultimo Decreto: “Intanto diamo merito a Gravina: se non si paga la fiscalità fino a giugno è una sua vittoria. Le misure sulla liquidità sono concettualmente giuste, ma la realizzazione deve essere rapida. E il calcio potrà giovarne, ma il tema non è questo.”
Si passa alla sostenibilità del calcio: ” Sì, è il tema cruciale. Serve il salary cap per contenere i costi. Se poi uno vuole fare il pazzo, lo fa con i suoi soldi e lascia agli altri la mutualità.”
Questione stipendi: “Se non si gioca, non si può pretendere il pagamento della prestazione. Lo dice la legge. Se sarà possibile riprendere in condizione di sicurezza degli atleti, ci sarà una discussione con i calciatori per il periodo in cui torneranno ad allenarsi.”
Sull’opposizione dell’AIC: “I legali dicono che se non si può finire il campionato per ordine pubblico, non siamo tenuti a pagare. E se si riprende 8-10 maggio sono due mesi di prestazioni inesistenti.”
Sulle parole di Stirpe: “Stirpe ha anticipato una posizione che poi ha portato avanti la Fifa. Bisogna tornare in campo quando ci potrà essere il pubblico. Se si può, facciamolo in autunno. E la stagione 2020-21 sarà tutta nel 2021, da gennaio a ottobre, e così nel 2022 quando ci sarà lo stop per i Mondiali del Qatar.”
Infine, gli viene chiesto se abbia mai pensato di acquistare un altro club: “Mai. Siamo di Chiavari, mi emoziono di più quando entro al Comunale che a Marassi, il mio territorio è questo. Sono irredentista del Tigullio, che – non fraintendetemi – può diventare un quartiere di Milano. Le aziende hanno capito che si può fare lo smart working, basta un giorno alla settimana per ridurre l’inquinamento e chi ha casa qui, una volta terminati i collegamenti, potrebbe vivere molto meglio.”