Pordenone, Vogliacco: “Sono in una società ambiziosa. Mihajlovic sta bene, ha ripreso peso”
VOGLIACCO PORDENONE – Alessandro Vogliacco, difensore del Pordenone, si è raccontato quest’oggi nel corso di “B at Home“, format ideato da Riccardo Mancini, telecronista per DAZN: “Mi auguro si possa ricominciare perché stare a casa senza poter lavorare è un po’ triste. Spero che, magari tra un mese, ci siano le condizioni per riprendere. A […]
VOGLIACCO PORDENONE – Alessandro Vogliacco, difensore del Pordenone, si è raccontato quest’oggi nel corso di “B at Home“, format ideato da Riccardo Mancini, telecronista per DAZN: “Mi auguro si possa ricominciare perché stare a casa senza poter lavorare è un po’ triste. Spero che, magari tra un mese, ci siano le condizioni per riprendere. A Pordenone abbiamo un centro sportivo molto grande, quindi potremmo adempiere a quanto si dice e propone per la gestione della ripresa. Non so le altre società, ma noi siamo organizzati. Vedere nuovamente il calcio giocato permetterebbe alle persone di toccare con mano un po’ di normalità. Credo di essere al 70% della condizione fisica, non mi sono mai fermato perché la speranza è quella di ripartire.
Serie A? Non ci nascondiamo, il Pordenone è una società programmata per fare bene, magari non avrà la storia di altre realtà ma ci sono tutti gli elementi per costruire qualcosa di importante. Ognuno lavora nel modo migliore. Faccio un esempio: ora siamo fermi ma, nonostante ciò, ho visto le foto dei campi al centro sportivo e sono tenuti in perfette condizioni. È una compagine ambiziosa
Baronio? Con il mister ho un rapporto fantastico, è diventato un amico. Mi ha allenato nell’Under 19, il gruppo era molto unito. Mihajlovic? È un padre eccezionale, molto presente con le figlie. Mi dà consigli, sono una tipologia di calciatore che gli piace perché cerco di giocare la palla. Ora sta bene, ha ripreso peso, siamo molto contenti.
Il mio idolo da piccolo? Del Piero, crescendo e giocando ho trovato un ruolo e mi sono identificato nelle bandiere storiche come Nesta e Maldini. Consigli da Bonucci e Chiellini quando militavo nelle giovanili della Juventus? Più che altro ero io a studiarli mentre giocavamo insieme. Giorgio era un martello anche in allenamento, Leonardo è notevole tecnicamente ed è un leader. La prima squadra metteva a proprio agio noi giovani.
Le persone più importanti della mia carriera? Ogni allenatore mi ha lasciato qualcosa, come Grosso in Primavera, che ha migliorato la mia capacità di saper giocare la palla da dietro, oppure Giovanni Loseto, che ho avuto a Bari e che mi ha trasmesso concetti importanti. Tesser quest’anno mi sta facendo capire di dover essere concreto. Quando sei giovane ogni allenatore può formarti.
Il mio sogno? Sono una persona che si pone continuamente obiettivi, tra questi c’è la Serie A oltre alla possibilità di giocare nella Lazio.
Sono partito attaccante e, come sempre accade, un giorno mancava un difensore e il tecnico scelse me per ricomporre la retroguardia. Era un ruolo che mi piaceva e ho continuato a farlo. A Bari per un paio d’anni sono stato anche centrocampista, questa è stata una fortuna perché ho imparato a gestire meglio il pallone.
Rimpianti? Vedendo com’è andata ho sbagliato ad andare a Padova, eravamo un gruppo numerosissimo. Andavo d’accordo con tutti, ma quando la squadra incappa nell’annata negativa un giovane ne risente. Gli allenatori avevano altre priorità. Il primo anno tra i grandi è cruciale, perché se le cose non vanno bene rischi di perderti. Ho avuto la fortuna di indovinare la scelta Pordenone, ho subito instaurato un grande rapporto con il presidente e il direttore, oltre che con la squadra. Qui sto davvero bene.
Giocare terzino mi diverte e credo di poterlo fare ma esprimo meglio le mie qualità quando impiegato da difensore centrale. L’attaccante più difficile da marcare? Quest’anno ho sofferto contro Djuric, anche se giocavo terzino. È una bestia, bisogna provare l’anticipo altrimenti sono dolori. Anche Tumminello, ad esempio, è uno di quegli attaccanti fastidiosi, dotati di gamba e potenza.
Dopo Bari ho giocato in prestito un anno nella Roma, a fine anno non si è parlato di riscatto e sono passato alla Juventus. A livello calcistico quella giallorossa non è stata un’annata esaltante, ma ho legato con persone che sento ancora oggi, come Tumminello oppure Marchizza. Kean? Può sembrare un po’ esuberante ma è un bravo ragazzo ed è cresciuto tanto. Quando lo vedevo svogliato in allenamento gli davo un po’ di botte per stimolarlo. È fortissimo, un talento incredibile.
Castrovilli? Da bambino era già fenomenale, facemmo il provino insieme al Bari. Sorrideva sempre, anche quando veniva rimproverato. Con il pallone tra i piedi è fantastico. La sua storia è bellissima: non abitava vicino Bari bensì a Minervino, ogni giorno viaggiava per tanti chilometri, è un ragazzo che merita e viene da una famiglia molto umile, che ha fatto notevoli sacrifici“.