14 Dicembre 2018

Pochesci: “Foggia, temporeggiare non fa bene alla squadra. Le restrizioni sulle rose sono inutili”

POCHESCI – Siamo giunti al terzo appuntamento della rubrica dedicata a Sandro Pochesci. Col mister di Tor Vergata abbiamo analizzato i diversi temi caldi del campionato cadetto, a partire dalla turbolenta situazione del Foggia. Come sempre, il tecnico ha risposto alle domande senza peli sulla lingua, fornendo molteplici spunti degni d’interesse e puntando coraggiosamente il dito […]

POCHESCI – Siamo giunti al terzo appuntamento della rubrica dedicata a Sandro Pochesci. Col mister di Tor Vergata abbiamo analizzato i diversi temi caldi del campionato cadetto, a partire dalla turbolenta situazione del Foggia. Come sempre, il tecnico ha risposto alle domande senza peli sulla lingua, fornendo molteplici spunti degni d’interesse e puntando coraggiosamente il dito contro il sistema calcio che in Italia continua a dimostrare crepe su crepe.

Buongiorno mister, sarebbe impossibile cominciare senza parlare della situazione a Foggia. Grassadonia esonerato, Delio Rossi contattato e poi accantonato, Padalino in stand-by e oggi in panchina andrà Pavone, mister della Primavera. I tifosi hanno ragione a essere perplessi?

“In queste vicende, dall’esterno, è difficile ricostruire cosa sia realmente accaduto. Ovviamente il pubblico, una volta cacciato Grassadonia, si aspetta un nome di livello come quelli che sono girati. Magari, se si scegliesse Padalino, la si potrebbe interpretare come una scelta legata alla sua “foggianità.” Questo temporeggiamento non fa bene alla squadra, perché avrebbe avuto bisogno di preparare il match con una nuova guida.”

L’uomo del momento è Alfredo Donnarumma, ma io vorrei dare un respiro più ampio al discorso. Dal 2006 a oggi si parla della penuria di prime punte in Italia, ma se si guarda alle serie minori si scovano tantissimi goleador. L’anno scorso Montalto ha segnato in tutti i modi, così come lo stesso Donnarumma e Ciccio Caputo. Perché solo uno su tre è in massima serie? Eppure l’attaccante dell’Empoli ha già fatto 8 gol, qualcosa vorrà dire…

“Perché oggi i direttori sportivi non vanno più a vedere le partite, perché le società non mandano gente sui campi ma si affidano a procuratori fidati che fanno gli interessi dei loro assistiti. Chi fa la differenza nella categorie inferiori resta nell’anonimato. Guardate Montalto: a Castellammare era fuori rosa e da noi è arrivato in prova, quanti altri gli avrebbero dato la fiducia che lui ha poi ripagato sul campo? Io la coppia Donnarumma-Caputo non l’avrei mai toccata a Empoli, funzionavano talmente bene in che non ho dubbi su quello che avrebbero potuto fare in A. Nulla togliere a La Gumina, perché è un giovane interessante. Nel calcio, purtroppo, spesso si dà retta a santoni e intermediari piuttosto che far vigere la meritocrazia. Per me chi fa tanti gol li fa a qualsiasi livello. In Italia ci sono i calciatori bravi, ma le nostre pippe mentali riguardo le categorie li limitano tantissimo. Lazzari dalla è arrivato in Nazionale, quanti altri ce ne sarebbero come lui se si desse loro qualche chance in più?”

Tornando al calcio giocato, vorrei approfondire la situazione di Benevento e Salernitana. Entrambe le squadre stanno attraversando un periodo no e faticano, soprattutto, a trovare continuità: qual è la sua opinione?

Salernitana-Brescia è stata imbarazzante. Si è vista una differenza imbarazzante come idee, gioco e cattiveria e allo stadio “Arechi” difficilmente si dimenticherà una prestazione del genere. Se poi si pensa che la squadra in casa non aveva mai perso, diventa ancora più inspiegabile. Anche il Benevento lo considero in crisi, poiché non riesce ad esprimere tutto il potenziale del grande organico che ha a disposizione. Ha affrontato una formazione costruita per la A, ma sull’orlo del baratro: in pochi pensavano che Grosso sarebbe stato il tecnico del Verona dopo la gara del “Vigorito”. La sconfitta, oltre ad avere un peso negativo per la stagione dei giallorossi, ha quindi risollevato un avversario che si poteva stroncare.”

Un progetto secondo me intrigante è quello dello Spezia. Al di là di Okereke, si tratta di una rosa composta da molti giovani di sicuro avvenire. Marino sta dando una precisa identità, anche molto offensiva, al gruppo: dopo due esperienze anonime a Frosinone e Brescia, quali sono le cause della rinascita del tecnico?

“Quello che questa società sta facendo capire a tutti noi è che certe programmazioni in cadetteria funzionano. Il calcio che sta andando per la maggiore è fisico, a dispetto del tanto talento messo da parte: i liguri hanno avuto la bravura di puntare su giovani che uniscono queste due qualità che sotto la guida esperta di Marino stanno sbocciando. Spesso si dimentica che anche gli allenatori hanno stagioni di magra e altre di piena, come i calciatori. Ognuno di noi ha bisogno dell’ambiente ideale, perché a seconda della piazza può nascondere o palesare i propri difetti, che non svaniscono con l’esperienza. Magari il mister a Brescia si è sentito soffocato da Cellino e a Frosinone dall’obbligo di vincere il campionato. Ora sembra aver trovato il suo habitat e magari potrà riscattarsi in pieno, dato che la sua abilità nessuno la discute.”

Una squadra che sta deludendo è la Cremonese. Al netto dell’infortunio di Montalto, risulta difficile comprendere l’esasperata sterilità offensiva. I calciatori di qualità davanti ci sono, eppure neanche un mister che ha segnato tantissimo in A come Rastelli sta riuscendo a invertire la rotta. Perché?

“Subentrare è sempre complicato, poiché magari ti ritrovi con dei ragazzi che hanno caratteristiche diverse da quelle che servono per sviluppare un certo tipo di calcio. Credo che la Cremonese sia una delle migliori rose e abbia un presidente ambizioso e che quindi rientrerà nel discorso play-off. Il campionato di Serie B, però, non si fa coi nomi ma con la fame. Per me senza la voglia di arrivare non si riesce a ottenere nulla. Forse ci sono calciatori che si sentono al sicuro col posto fisso e non si mettono in gioco facendo impresa: io penso che coloro i quali si sentono appagati non raggiungeranno mai alcun traguardo in questo mondo, ci vuole il coraggio di osare.”

Il mercato di gennaio è alle porte. Quali società sono chiamate maggiormente a muoversi per migliorare la rosa?

“Sicuramente quelle più in difficoltà come Livorno Carpi devono intervenire con decisione. Il Foggia credo, invece, che abbia già una rosa importante e necessiti solo di serenità. Le big non hanno bisogno di rivoluzioni, ma possono cercare, come l’Empoli lo scorso anno, di aumentare il tasso d’esperienza con innesti mirati. Quest’anno, ribadisco, è in basso che la situazione è imprevedibile. Adesso aspettiamo di capire quante squadre retrocederanno, cosa assurda a dicembre. La vecchia dirigenza ha portato il calcio alla deriva, evitando le riforme indispensabili e concentrandosi su aspetti deleteri. Che senso ha la regola degli under e tutte le altre restrizioni sulle rose? Le società devono essere libere di agire come vogliono da questo punto di vista e non devono trovarsi con le mani legate in sede di trattative. Sui giovani sarebbe giusto puntare a prescindere e la è una vetrina adatta a loro, però queste norme non li aiutano come si crede. Spesso sono i primi a smettere, poiché appena diventano over nessuno punta più su di loro. La meritocrazia è un’arma più efficace e non genera illusione, privilegia chi è forte in ogni circostanza.”

Un rumor di queste settimane è l’interesse del Lecce per Ceravolo. Sarebbe la pedina giusta per Liverani?

Liverani ha uno degli attacchi che segnano di più senza pezzi da novanta in rosa. Prendere un’individualità del genere garantirebbe pericolosità offensiva anche nei momenti di calo fisiologico dal punto di vista del gioco, che inevitabilmente arriveranno. Se i salentini facessero questa mossa sarebbe un acquisto indovinato, che dimostrerebbe come la società alla promozione stia cominciando a crederci.”

 

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